Approfondiamo la conoscenza di Segestria florentina, specie comunissima e dal misterioso fascino. Uno dei ragni più belli e grandi in Italia
A cura di Marta Capuccini

Indice dei contenuti
ToggleCLASSIFICAZIONE
Segestria florentina (Rossi, 1790) WSC LSID urn:lsid:nmbe.ch:spidersp:004309

Famiglia: Segestriidae (Simon, 1893)
Olotipo: Descritta la prima volta come Aranea florentina da Pietro Rossi in Fauna etrusca: sistens insecta quae in Provinciis Florentina et Pisana praesertim collegit nel 1790, la futura Segestria florentina può essere considerata una fra le prime specie classificate quando la sistematica araneologica era ancora agli albori. Il libro del naturalista toscano, fra i precursori di questa materia, è infatti considerato tutt’oggi un testo fondamentale dell’entomologia scientifica.
Derivatio nominis: Rossi attribuì il nome specifico riferendosi ad esemplari rinvenuti nelle zone acquitrinose lungo l’Arno, già bonificate a partire dai tempi dei Medici, descrivendolo come un ragno amante dell’umidità. ll nome Segestria, coniato come genere da Latreille (1804), si riferisce al termine latino citato da Svetonio nel II libro par. 83 del Divus Augustus, che indica un mantello di stoffa grezza: molto probabilmente è stato usato come riferimento al rifugio tubolare di seta nel quale staziona il ragno. Tale vocabolo è derivato dal greco σέγεστρον, sèghestron, ovvero coperta.
Cambi tassonomici: Aranea florentina, inserita poi nel genere Segestria ad inizio ‘800, venne descritta negli anni successivi anche come Segestria cellaria Latreille (1804) e Segestria perfida Walckenaer, C. A. (1802) in altre aree europee. Il nome specifico della prima si riferiva chiaramente alla tipologia di habitat prediletto ovvero fenditure fra vecchi muri e rocce; l’altro si suppone sia stato attribuito per il carattere mordace della maggior parte degli esemplari. Nel 1832 venne poi descritta Segestria ruficeps Guérin, 1832 in Sud America.
S. florentina, S. cellaria e S. perfida furono rapidamente messe in sinonimia in quanto rappresentanti la stessa specie con distribuzione estesa a buona parte d’Europa.
Soltanto nel 2011 fu dimostrata la sinonimia tra S. florentina e S. ruficeps: questa verifica estese la sua distribuzione anche all’America meridionale e permette oggi di definirla come specie paleartica e neotropicale (World Spider Catalog, 2016).
Nomi comuni: Tube web spider, cellar spider, green fanged spider.
DESCRIZIONE
Segestria florentina è un ragno di dimensioni rilevanti: la misura del corpo degli adulti può variare da 15 ad oltre 22 mm per le femmine e da 10 a circa 15 mm per i maschi.
Il cefalotorace è nero lucido, con 6 occhi disposti in 3 coppie, l’ addome è di forma cilindrica, leggermente appiattito.
Una particolarità molto evidente sono le prime tre paia di zampe, morfologicamente concepite per essere orientate in avanti. La vista d’insieme mostra infatti un ragno affusolato e perfettamente raccolto nella sua tana tubolare: questa ha un diametro che coincide con quello del corpo del ragno; le sei zampe poste all’imboccatura captano le vibrazioni circostanti facendolo uscire con grande rapidità.
Da adulti, maschio e femmina appaiono entrambi di colorazione piuttosto scura; se osservato con attenzione, l’addome presenta però lo stesso disegno a macchie nere dei giovani, molto meno visibile sulla colorazione grigio-nero che caratterizza gli esemplari maturi. Le macchie addominali hanno una forma vagamente triangolare, sebbene variabile, con apice rivolto anteriormente (Fig. 1b).
La colorazione delle femmine è piuttosto variabile: possono essere praticamente nere (Fig. 2), ma anche con addome sul grigio chiaro e con disegno evidente e zampe e prosoma bruno-rossicci (Fig 3). I maschi adulti hanno raramente una livrea completamente nera ma sono caratterizzati da un addome generalmente grigio, con disegno ben distinguibile e tegumento dorsale chiaro. Questo può essere sormontato da peluria anch’essa chiara, biancastra (Fig. 4). Prosoma e zampe sono invece tendenti al bruno-rossiccio. Da evidenziare che in entrambi i sessi le ultime due zampe risultano sempre meno robuste e più chiare delle restanti (Fig. 5).

Particolarità delle femmine sono i cheliceri: notevoli per le ingenti dimensioni e per l’iridescenza verde, se illuminati di notte risaltano all’interno del cunicolo del ragno (Fig. 7); i riflessi verdi divengono meno evidenti negli esemplari molto vecchi.

Rispetto alle femmine, i maschi adulti hanno zampe più lunghe, soprattutto il primo paio, e possiedono cheliceri meno sviluppati e di color nero lucente; presentano pedipalpi modificati all’estremità con bulbi copulatori molto semplici e simili nella forma all’aculeo di uno scorpione (Fig. 1a, 8). Questi bulbi privi di strutture mobili sono tipici dei ragni Aplogini (Haplogynae), ovvero quei ragni che hanno morfologie molto primitive.
Negli esemplari giovani l’opistosoma ha un colore che varia dal beige al grigio scuro, (Fig. 6) con un pattern dorsale a macchie nere molto simile al disegno presente in Segestria senoculata (Linnaeus, 1758) e Segestria bavarica (C. L. Koch, 1843). In questa fase della crescita quindi, per dimensioni e livrea, S.florentina non è facilmente distinguibile da S. bavarica.
E’ inoltre decisamente difficile ad occhio nudo distinguere i due sessi prima della maturazione: un maschio è praticamente identico ad una femmina sin quando non diventano evidenti i caratteri riproduttivi.
DISTRIBUZIONE & HABITAT

Segestria florentina è una specie a distribuzione paleartica e la si può quindi rinvenire pressoché in tutta l’Europa meridionale e centrale, in Nord Africa e nel vicino oriente fino alla Georgia. Dal 2011 (Giroti & Brescovit) la sinonimia fatta tra S. ruficeps e S. florentina ha fatto sì che si dovesse considerare ampliato il suo areale, attualmente comprendente anche il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina (World Spider Catalog, 2016).
Molti studi hanno evidenziato nel corso del XIX secolo la sua presenza nei territori più a nord: sin dal 1845 è stata segnalata nelle aree portuali del Nord Europa, per esempio Londra e Bristol, dove predilige le pareti esposte a sud. Nel luglio del 2012 è stata segnalata in Germania presso Stoccarda: si tratta della terza segnalazione di una colonia piuttosto estesa (Schlegel W. 2012). In Italia è presente in tutte le regioni e le Isole Maggiori (Pantini & Isaia 2016).
Segestria florentina preferisce la costruzione di tane tra le vecchie mura, le fessure di portoni e strutture antropiche, le fenditure fra le rocce o tra le cortecce scabre e divelte degli alberi (Fig. 13). Solitamente non si rinviene laddove le superfici e le mura siano troppo levigate e non gli consentano una facile scalata: questa specie non è infatti in grado di far presa sulle superfici lisce. E’ facile osservarla, talvolta in colonie numerose, nelle zone fortemente urbanizzate, in cantine, legnaie, così come in case isolate e abbandonate o presso strutture fatiscenti; è immediatamente riconoscibile grazie alla sua tipica postura di attesa, che la vede all’imboccatura della tana ad imbuto con le prime 6 zampe nere esposte (Fig. 9, 10).
L’umidità del luogo è un fattore poco rilevante, essendo una specie piuttosto adattabile che nei contesti antropici, ad esempio, sembra prediligere microhabitat asciutti e riparati dalla pioggia.
ETOLOGIA
Abitudini
Segestria florentina è un ragno sinantropico e come già visto costruisce rifugi di seta tubolari e che si inseriscono piuttosto in profondità nelle fessure. Esternamente l’imboccatura è leggermente allargata e vistosa; in pieno giorno, anche se il ragno non è affacciato, si può riconoscere la ragnatela grazie all’ampia raggiera di seta da cui dipartono diversi fili puntellati che si estendono nei dintorni (Fig. 4, B3), struttura che la differenzia facilmente dalle tane di Filistata insidiatrix. Con il calare della sera gli esemplari si posizioneranno con le sei zampe all’entrata, in attesa del passaggio di un insetto: sarà repentina la presa sulla vittima, che verrà poi consumata in sicurezza all’interno del tubo (Fig. B2).
La tipologia delle prede è varia quanto sono vari i luoghi di insediamento: cattura soprattutto insetti notturni camminatori di vario tipo (coletteri, blatte), altri ragni e, specialmente nel caso in cui il ragno si sia stabilito nei pressi di una fonte luminosa, anche insetti volanti quali ditteri e falene.
La doppia uscita del cunicolo di seta, tipica di questa specie e quasi sempre presente nella struttura della ragnatela, è indispensabile soprattutto in età giovanile per far fronte ai predatori. E’ necessario tenere presente che fuori dalla tana è un ragno piuttosto vulnerabile: non ha una buona vista e neppure zampe possenti; a ciò si aggiunge l’incapacità di scalare le superfici lisce, data l’assenza di ciuffi ungueali all’estremità dei tarsi.
Le fughe di questo animale saranno quindi sempre orientate verso la profondità della tana: nel caso un predatore si addentri più profondamente nel cunicolo da un’ apertura, il ragno fuggirà velocemente dal lato opposto, abbandonando il tunnel di seta. Se invece verrà molestato durante una fase errante, scapperà rapidamente e, se impedito a proseguire dalla fine del terreno calpestabile, non esiterà a saltare nel vuoto con le zampe divaricate per rallentare e attutire la caduta.
Segestria florentina è specie fortemente abitudinaria: una volta costruita la tana in un luogo adeguato difficilmente la abbandonerà, eccetto i maschi ad avvenuta maturazione. Questi smetteranno di mangiare e inizieranno un’intensa esplorazione alla ricerca delle compagne.
Pericolosità
Nonostante il suo morso risulti molto doloroso dato che i cheliceri, di grosse dimensioni, possono penetrare in profondità l’epidermide, Segestria florentina non possiede un veleno con azione rilevante sui vertebrati e sull’uomo. Sin dalla fine dell’800 furono studiati diversi casi di infezione e principi di cancrena attribuiti alla specie (Holmberg 1876, Mazza & Argerich 1910, Vellard 1936).
A quell’epoca l’unico studio sperimentale realizzato fu di E. Del Pino (1904) che verificò la potenza del veleno facendo mordere dei ratti sul collo: a parte una locale infiammazione della durata di 20 minuti nessuno degli esemplari morì o accusò altri effetti di grave entità. R. M. Capocasale (1998) ne concluse che la sintomatologia descritta dagli autori sopra riportati è attribuibile ad un morso di Loxosceles sp. piuttosto che di S. florentina e mise in risalto il poco rigore scientifico con cui gli autori identificarono i ragni in esame.
Da studi maggiormente attendibili e più recenti è stata confermata la natura non necrotica, bensì neurotossica, del suo veleno e la scarsa pericolosità per l’uomo. Nonostante ciò, data la particolare composizione chimica del veleno di questa specie, alla fine degli anni ’90 ne sono stati estratti e studiati efficaci insetticidi.
In relazione all’aggressività, questi ragni possono essere considerati – per quanto riguarda l’araneofauna italiana – fra i più inclini a mordere per difesa: se infastiditi gli esemplari non esitano ad alzare le zampe anteriori e spalancare i grossi cheliceri con fare intimidatorio, soprattutto se si tratta di femmine insediate nella loro tana. Se il disturbo prosegue, il tentativo di morso da parte del ragno è praticamente assicurato. I giovani invece, se stanati o disturbati, si affidano alla loro grande velocità e si danno alla fuga.
Uno studio condotto su una colonia insediatasi a Stoccarda (Schlegel W. 2012) ha apportato un contributo interessante in meritò all’aggressività di questa specie. E’ stato osservato che questo ragno, dotato di scarsa vista, inizialmente si lancia sulla preda o sul molestatore in quello che viene definito un “attacco test”: non affonda quindi subito i cheliceri ma vaglia prima i potenziali rischi con un tocco appena percettibile di pedipalpi e cheliceri.
Fenologia e riproduzione
Segestria florentina non è un ragno dall’accrescimento rapido. In gran parte d’Italia, a causa delle basse temperature invernali e della conseguente scarsità di prede, da novembre a febbraio gli esemplari sono costretti a ridurre le proprie attività rimanendo protetti dal freddo nei loro tunnel di seta. Una vera e propria pausa che ne rallenta lo sviluppo.
Le femmine in cattività possono maturare nell’arco di un anno e mezzo e vivere ancora 3-7 anni, i maschi hanno tempistiche di maturazione simili ma da adulti vivono solo pochi mesi (2-4): nell’ambiente naturale, soggetto al freddo invernale e alle escursioni termiche, lo sviluppo per entrambi i sessi è certamente più lento.
Con l’aumento delle temperature alla fine dell’inverno questa specie riprende la propria attività di caccia. Il periodo riproduttivo si concentra nei mesi che vanno dalla primavera all’autunno; è tuttavia possibile rinvenire i maschi adulti durante quasi tutto l’anno laddove le condizioni climatiche siano favorevoli ad uno sviluppo meno dipendente dalla stagionalità.
I maschi, dopo la maturazione, divengono erranti e si spostano in cerca delle ragnatele delle femmine durante la notte. Il corteggiamento è piuttosto semplice: il maschio, individuate le draglines della femmina coperte di feromoni, inizia a tamburellare con i pedipalpi nei pressi della tana (Fig. 14). Queste vibrazioni sulla ragnatela, protratte per una decina di minuti, hanno lo scopo di farsi riconoscere come conspecifico e far uscire completamente la femmina allo scoperto.
A questo punto si può assistere al vero e proprio accoppiamento, che risulta molto peculiare e interessante a causa della “presa” che il maschio utilizza per immobilizzare la femmina: come succede in altre famiglie, i due partners si incontrano frontalmente e il maschio, con le robuste zampe anteriori, solleva anteriormente il partner e lo forza a mostrare il ventre. Al momento propizio, il maschio afferra la femmina con i cheliceri in corrispondenza del pedicello, situato fra prosoma e opistosoma, assicurandosi così la possibilità di portare a buon termine la fecondazione (Fig. 15); si ha poi la copula vera e propria, nella quale per alcuni minuti il maschio inserirà gli emboli nell’apertura genitale femminile. Al termine i due si separeranno rapidamente.
Una volta fecondata, la femmina cercherà di nutrirsi abbondantemente per poi deporre l’ovisacco. Questo viene costruito all’interno della tana tubolare e ancorato alla seta, contornato di detriti. Al suo interno sono presenti numerose uova, solitamente più di un centinaio.

La schiusa dell’ovisacco avviene dopo circa due mesi, sebbene la tempistica dipenda dalla temperatura ambientale; i piccoli ragni misurano circa 2 mm (Fig. 16) e dopo qualche giorno abbandonano la dimora materna per iniziare la loro autonoma esistenza. I piccoli si disperdono tramite ballooning, ovvero l’utilizzo di un filo aeronautico: producono un particolare filamento di seta che, in balia delle correnti d’aria, si allungherà fino a raggiungere la dimensione giusta per sollevarli e trasportarli lontano dal luogo d’origine.
ALLEVAMENTO
In virtù del suo innegabile fascino e della sua longevità, Segestria florentina è un ragno interessante da allevare e far riprodurre in cattività. L’accortezza maggiore sarà da concentrare all’inizio, nell’allestimento del terrario.
Scelto un contenitore di dimensione opportuna, alto circa 10-15 cm, andrà inserito sul fondo un substrato di torba pressoché asciutta spesso 1-2 cm: sarà utile per mantenere il terrario leggermente più umido ed agevolare i pur rari spostamenti del ragno a livello del suolo. Sarà poi necessario inserire una struttura adeguata su cui il ragno costruirà il tunnel di seta e i prolungamenti della ragnatela.
A titolo di esempio, si possono utilizzare un pezzo di mattone dai fori piccoli o una roccia con fessure e cavità; può essere altrettanto valido inserire una pietra tufacea adeguatamente traforata con un trapano o realizzare un buco su una corteccia molto ruvida di pino che verrà disposta obliqua o verticale nel contenitore. In alternativa, si possono impilare pezzi di rocce e mattoni. E’ assolutamente indispensabile che le strutture inserite nel terrario siano ben stabili, che non ci siano crolli o movimenti che, nelle operazioni di manutenzione, pulizia o di spostamento del contenitore, potrebbero causare traumi al ragno e finanche schiacciarlo.
E’ una specie che tende ad ambientarsi lentamente e non è raro nei primi tempi vedere gli esemplari cambiare anfratto e ricostruire più volte la tana; per questo è sempre consigliabile fornire un substrato di torba così da facilitare la fase esplorativa, non essendo S. florentina in grado di camminare agevolmente sulle superfici lisce di vetro o plastica. Una volta scelta la posizione della tana, a meno che maturando non si riveli essere un maschio, S. florentina vi rimarrà stabilmente per il resto del suo ciclo vitale.
Gli adulti, una volta costruita la tela, ben si adattano ad ogni possibile preda che si aggiri nei pressi della tana, uscendo allo scoperto per attaccarla anche di giorno in piena luce.
In inverno, per rendere il ciclo vitale il più possibile affine a quello naturale, è possibile lasciare i ragni alle temperature ambientali; il freddo infatti non è problematico se se si abita in città che climaticamente non si discostano da quelle in cui questa specie è diffusa. Cosi facendo entreranno in diapausa invernale, ridurranno al minimo le attività e il loro metabolismo e non necessiteranno di essere nutriti se non sporadicamente in concomitanza con il picco di temperatura giornaliero.
Se allevati a temperature più alte invece, ad esempio dentro casa con i riscaldamenti accesi, occorrerà continuare a nutrirli periodicamente e in tal modo si accelereranno i tempi di crescita e si ridurrà la loro aspettativa di vita. Da adulti vanno comunque alimentati più sporadicamente, una volta ogni 2 o 3 settimane o anche meno, tenendo sempre in considerazione lo stato di turgore dell’addome del ragno: un esemplare smagrito andrà ovviamente nutrito maggiormente.
Per quanto riguarda l’umidità, sebbene sia una specie molto resistente alla siccità, sarà necessario nebulizzare nelle vicinanze dell’ingresso della tana una volta ogni 10 giorni circa così da permettere all’esemplare di idratarsi quanto necessario.
APPROFONDIMENTI
Differenze fra le specie europee
In Europa le specie appartenenti al genere Segestria più diffuse sono tre: S. florentina (Rossi 1790), S. senoculata (Linnaeus 1758) e S. bavarica (C.L. Koch 1843).
Queste, oltre ad avere caratteri morfologici molto simili tra loro e facilmente confondibili, hanno anche distribuzione europea che in parte va a sovrapporsi.
S. senoculata è probabilmente la specie più comune, risultando molto adattabile e non necessitando di particolari condizioni ambientali: oltre all’Europa centrale si hanno segnalazioni nei Balcani, in Scandinavia, Polonia e Russia meridionale. Stabilire un limite certo della sua estensione europea ad est è arduo a causa della scarsità di informazioni e al fatto che è una specie comunque paleartica, ovvero con una distribuzione globale che interessa anche l’Asia.
S. bavarica sembra essere la meno comune, sebbene il suo areale sia molto ampio e comprenda tutta l’Europa fino alla regione caucasica, in Azerbaigian.
Segestria florentina infine, se si tralascia la sua presenza in Sud America di cui abbiamo già parlato (Giroti & Brescovit 2011), può essere considerata una specie mediterranea in senso estensivo (van Helsdingen 1988): è infatti segnalata in tutto il bacino del Mediterraneo, Africa del Nord, Siria e Turchia. Poche segnalazioni la registrano nel Caucaso e nella Russia meridionale. A differenza delle altre specie, ha inoltre un areale meno esteso verso nord, ovvero verso climi più freddi e continentali: la sua presenza verso il nord dell’Europa occidentale si estende fino al sud dell’Inghilterra mentre sembra essere assente nei paesi nordici più ad est.

Un’ulteriore sovrapposizione si ha nello stile di vita e nell’etologia, tanto che per queste specie si osserveranno tane piuttosto simili come conformazione e stessi microambienti consistenti in anfratti e fratture su ogni tipo di supporto. Le poche differenze con S. florentina che possiamo elencare vedono S. senoculata come la più adattabile a temperature fredde e quote più elevate.
Per distinguerle dal punto di vista morfologico occorrerà individuare i vari caratteri diagnostici.
Ciò è alla portata di tutti, sebbene sia inevitabile dover utilizzare una lente ad alto ingrandimento per apprezzare la morfologia di alcuni dettagli anatomici. Il riconoscimento in alcune circostanze, soprattutto se l’osservazione avviene sul campo, potrebbe comunque essere difficoltoso.
Va in primo luogo evidenziata una differenza di taglia negli esemplari adulti delle tre specie: S. senoculata è la più piccola (circa 6-8 mm maschi; 7-10 mm femmine), seguita da S. bavarica (circa 7-10 mm maschi; 10-14 mm femmine); S. florentina come abbiamo già visto ha dimensioni più grandi (circa 10-15 mm maschi; 15-25 mm femmine).
Segestria florentina, se adulta, è facilmente riconoscibile sia per le dimensioni che per l’essere quasi completamente nera. Il pattern addominale è anch’esso nero e, se distinguibile, consiste in una serie di macchie di forma triangolare distribuite longitudinalmente (Fig. 8-A3). Elemento discriminante è poi l’iridescenza colorata dei cheliceri che risulta assente nelle altre due specie (Fig. 3). Il problema invece si pone negli stadi giovanili dove la livrea ricorda molto quella di S. bavarica o S. senoculata.

S. senoculata, per quanto riguarda l’aspetto generale, è un ragno di colore piuttosto chiaro con il prosoma bruno rossiccio e l’opistosoma beige (Fig. 6). Le zampe risultano molto chiare rispetto alle altre specie. Sul dorso è presente una fila di macchie brune, ovali, più regolari anteriormente e via via più allargate e schiacciate procedendo verso la parte posteriore. Queste sono unite da una banda bruna che percorre il dorso longitudinalmente. Il disegno addominale è piuttosto caratteristico, ben marcato, senza aree chiare interne (Fig. 8-A1).
L’ anellatura presente sulle zampe appare vistosa perché più marcatamente scura rispetto al tegumento di fondo. Un’altra caratteristica rilevante è la ridotta presenza di peluria, sia al livello delle zampe che del corpo, rispetto alle altre specie in esame: il cefalotorace in particolare appare infatti piuttosto lucido e dall’aspetto glabro, soprattutto nelle femmine.

S. bavarica (Fig. 7) invece possiede tratti intermedi fra le altre due specie: i colori sono simili a quelli di S. senoculata, sebbene generalmente più scura, ma il disegno addominale presenta una fila di macchie ovali e irregolari, divise longitudinalmente da una banda mediana chiara (Fig. 8-A2).
Le anellature delle zampe di S. bavarica sono meno marcate ma più fitte: risaltano meno poiché ha zampe leggermente più scure di S. senoculata ed è una specie nel complesso molto più pelosa, sopratutto a livello del prosoma che è ricoperto di setae. La distinzione più evidente fra le due è la zona ventrale dell’addome: scura per S. bavarica, chiara per S. senoculata.

Altra caratteristica morfologica che distingue le specie in esame è la presenza di spine sui metatarsi del primo paio di zampe: S. bavarica e S. florentina presentano lateralmente soltanto un una coppia di spine (Fig. 8-B2) mentre S. senoculata ne possiede tre (Fig. 8-B1).
Infine, carattere utile a discriminare i maschi adulti di queste specie è la forma del bulbo palpale. S. bavarica presenta un embolo biforcato, facilmente riconoscibile (Fig. 8-C2) mentre S. senoculata ha un embolo estremamente assottigliato e allungato (Fig. 8-C1), entrambi quindi ben diversi dal bulbo di S. florentina (Fig. 8-C3).
L’iridescenza dei cheliceri
Dal punto di vista etologico è comunemente teorizzato che armi e colori distintivi siano segnali visivi di aggressività e avvertimento. In alternativa colorazioni particolari possono avere funzioni di riconoscimento tra conspecifici, al fine ad esempio del corteggiamento. Con l’avvento delle tecnologie moderne e la successiva applicazione nel campo della biologia, diversi autori si sono dedicati allo studio delle colorazioni animali sia per indagare la composizione dei pigmenti, sia per capire alcuni aspetti delle colorazioni strutturali (non dovute a pigmento) ovvero la loro funzione e il loro ruolo in ottica evoluzionistica. Alcune di queste ricerche, ancora all’inizio per quanto riguarda gli invertebrati, indagano l’evoluzione dei colori strutturali dei ragni e l’origine delle loro iridescenze.

Come abbiamo visto, le femmine adulte di S. florentina presentano una peculiare colorazione verde dei cheliceri, con riflessi metallizzati. Tuttavia, il verde è un “falso colore” dovuto a fenomeni di diffrazione e rifrazione, come i colori di gran parte dei coleotteri, degli imenotteri Chrysididae e delle farfalle, mentre la stragrande maggioranza dei ragni ha solo colori “veri” che dipendono dalla pigmentazione di tessuti e del tegumento.
Recentemente è stata analizzata questa colorazione (Ingram et al. 2009). L’osservazione al microscopio elettronico a scansione non ha rilevato nulla di peculiare sulla superficie dei cheliceri, indirizzando gli studi verso la struttura interna. Il microscopio elettronico a trasmissione ha evidenziato invece, nell’esocuticola, la presenza di 86 sottilissimi strati alternati, composti da chitina scura ad alta densità e chitina chiara con aria all’interno.
Ogni strato, in funzione della propria composizione, ha un particolare indice di rifrazione e un proprio spettro di riflessione. L’indice di rifrazione complessivo degli strati presenti (indice equivalente di rifrazione) fa sì che si abbia uno spettro di riflessione caratterizzato da lunghezze d’onda dal rosso al verde, con picco su quest’ultimo: il verde risulta pertanto il colore riflesso maggiormente visibile ai nostri occhi.
Nonostante sia ora chiaro il meccanismo che causa la peculiare colorazione dei cheliceri, una sua eventuale funzione per la comunicazione intraspecifica appare improbabile: S. florentina ha occhi piccoli, una vista molto poco sviluppata, e basa la sua percezione del mondo circostante prevalentemente su segnali tattili e chimici, sull’uso della tela e la percezione di vibrazioni.
Lo stesso team di studiosi si è concentrato, due anni dopo, sul verde cangiante dei cheliceri della specie Phidippus johnsoni (Peckham & Peckham,1883) della famiglia dei Salticidae. L’analisi della cuticola con il microscopio a trasmissione ha rilevato una sovrapposizione di 86 strati con la medesima struttura osservata in Segestria florentina. I salticidi, tra tutti gli aracnidi, sono quelli dotati della vista più sviluppata e pertanto la presenza di colorazioni sgargianti sui cheliceri potrebbe essere più facilmente interpretata come rilevante ai fini del riconoscimento e della comunicazione intraspecifica. A rafforzare questa teoria, lo studio ha dimostrato come gli occhi dei salticidi considerati abbiano un picco di sensibilità spettrale che combacia con le frequenze d’onda dei colori strutturali dei loro cheliceri (Ingram et al. 2011).
Indagini sul veleno
I primi studi hanno esaminato i composti proteici delle tossine dei generi di ragni che rappresentano un problema sanitario, focalizzandosi sui meccanismi di azione che li rendono pericolosi per l’uomo e sulla ricerca di antiveleni e terapie efficaci; un secondo ambito di ricerche ha invece cercato di sintetizzare, a partire dai veleni di ragni e di scorpioni, principi attivi e farmaci per terapie antitumorali.
Gli studiosi, inoltre, si sono dedicati anche alla ricerca di pesticidi da impiegare in alternativa ai fitofarmaci chimici che comportano una sin troppo rilevante gamma di effetti collaterali: una alta tossicità per gli organismi non bersaglio e un associato sviluppo di resistenza dei parassiti che richiede dosi sempre più alte di insetticida (ne è un esempio il DDT, da tempo vietato).
Molte di queste ricerche hanno avuto come protagonista ragni del genere Segestria: in diversi studi di biochimica si è analizzata la composizione del veleno di Segestria florentina che è risultata essere particolarmente complessa. E’ un veleno di tipo neurotossico costituito da tossine polipeptidiche che interferiscono sul funzionamento dei canali del calcio e della pompa sodio/potassio. Risulta essere particolarmente attivo nei confronti delle piccole prede, quali insetti ed altri artropodi, che vengono paralizzate in pochi istanti; nell’uomo, il morso di S.florentina è però di rilevanza medica trascurabile, causando infatti, oltre al dolore, solo un’irritazione locale di natura transitoria.
Nel 1997 (Johnson & Kral) è stato isolato un peptide estratto dal veleno di Segestria sp. ed è stato brevettato in quanto caratterizzato da un importante effetto paralizzante sugli insetti fitofagi e da una bassa tossicità per i mammiferi: sono state così descritte le tecniche per produrre peptidi ricombinati come anche i metodi di utilizzo quali agenti insetticidi.
L’analisi effettuata risulta interessante perché suggerisce l’importante selettività del veleno di Segestria e potenzialmente di altri ragni e scorpioni.
La comprensione delle basi molecolari di questa selettività è quindi il presupposto fondamentale per lo sviluppo di insetticidi basati sulle tossine degli aracnidi.
Uno studio più recente ha portato avanti questa ricerca: è stata testata l’efficacia di una neurotossina estratta dal veleno di Segestria florentina e legata ad una proteina veicolante, la lectina del fiore bucaneve (Galanthus nivalis, Linnaeus 1753). Nelle sperimentazioni correlate allo studio, tutti gli esemplari dell’omottero del riso Nilaparvata lugens (Stal 1854) nutriti con questa molecola sono morti entro 7 giorni in una percentuale del 100%. L’afide delle patate Myzus persicae (Sulzer 1776) ha dimostrato invece maggiore resistenza: soltanto metà degli insetti è morta in 14 giorni ma è stato comunque verificato che questa molecola ne rallenta lo sviluppo e la capacità riproduttiva (Down et al. 2006).
REFERENZE
– Capocasale, R. M. (1998). Arañas del Uruguay, VIII. Contribución al conocimiento de Segestria ruficeps Guérin (araneae, Segestriidae). Comunicaciones Zoologicas del Museo de Historia Natural de Montevideo 190: 1-12.
– Down, R. E., Fitches, E. C., Wiles, D. P., Corti, P., Bell, H. A., Gatehouse, J. A., & Edwards, J. P. (2006). Insecticidal spider venom toxin fused to snowdrop lectin is toxic to the peach‐potato aphid, Myzus persicae (Hemiptera: Aphididae) and the rice brown planthopper, Nilaparvata lugens (Hemiptera: Delphacidae). Pest management science, 62(1), 77-85.
– Escoubas, P., Diochot, S., & Corzo, G. (2000). Structure and pharmacology of spider venom neurotoxins. Biochimie, 82(9), 893-907.
– Giroti, A. M. & Brescovit, A. D. (2011). The spider genus Segestria Latreille, 1804 in South America (Araneae: Segestriidae). Zootaxa3046: 59-66
– Ingram, A. L., Ball, A. D., Parker, A. R., Deparis, O., Boulenguez, J., & Berthier, S. (2009). Characterization of the green iridescence on the chelicerae of the tube web spider, Segestria florentina (Rossi 1790)(Araneae, Segestriidae). Journal of Arachnology, 37(1), 68-71.
– Ingram, A. L., Deparis, O., Boulenguez, J., Kennaway, G., Berthier, S., & Parker, A. R. (2011). Structural origin of the green iridescence on the chelicerae of the red-backed jumping spider, Phidippus johnsoni (Salticidae: Araneae). Arthropod structure & development, 40(1), 21-25.
– Johnson, J. H., & Kral Jr, R. M. (1997). Insecticidal peptides from Segestria sp. spider venom U.S. Patent No. 5,674,846. Washington, DC: U.S. Patent and Trademark Office.
– Koch, C. L. (1843). Die Arachniden. Nürnberg, Zehnter Band, pp. 37-142.
– Latreille, P. A. (1804). Tableau methodique des Insectes. Nouveau Dictionnaire d’Histoire Naturelle, Paris 24: 129-295.
– Linnaeus, C. (1758). Systema naturae per regna tria naturae, secundum classes, ordines, genera, species cum characteribus differentiis, synonymis, locis. Editio decima, reformata. Holmiae, 821 pp. (Araneae, pp. 619-624).
– Mokrzycki, N. (1999). Purification, caractérisation et modification de toxines animales pour l’étude de la diversité des canaux ioniques (Doctoral dissertation).
– Pantini P. & Isaia M. (2016). Checklist of Italian spiders. Version April 2016. http://www.museoscienzebergamo.it
– Roberts, M. J. (1985). The spiders of Great Britain and Ireland, Volume 1: Atypidae to Theridiosomatidae. Harley Books, Colchester, England
– Rossi, P. (1790). Fauna Etrusca sistens Insecta quae in provinciis Florentina et Pisana praesertim collegit. typ. Thomae Masi & Sociorum.
– Schlegel W. (2012). Beobachtungen zu Segestria florentina
– Simon, E. (1893). Histoire naturelle das araignées. Paris 1, 257-488
– van Helsdingen, P.J. (1988). Note provisoire sur la ripartition des especes du genre Segestria aux Pays-Bas. C.R.Xème Coll. europ. Arachnol., Bull. Soc. sei. Bretagne, 59 ,n° h.s. 1: 91-98
– Walckenaer, C. A. (1802). Faune parisienne, insectes, ou histoire abrégée des insectes des environs de Paris: classés d’après le système de Fabricus: Précédée d’un discours sur les insectes en général, pour servir d’introduction à l’étude de l’entomologie (Vol. 2). Dentu.
– World Spider Catalog. Natural History Museum Bern, online at http://wsc.nmbe.ch, version 17.5, accessed on {10/09/2016}